Il mio articolo
“Conoscere Padre Pio, oltre ogni feticismo” pubblicato su questo blog e su FB
ha suscitato vari commenti, alcuni di segno decisamente positivo, altri invece
addirittura allarmati. Per questi ultimi, per quanto prevedibili, non riesco a
comprendere quale sia il movente, l’origine del disappunto che credo risalga
alla preoccupazione di vedere annullato un certo percorso esteriore, al quale
va senz’altro sostituita una riflessione autentica sulla vita terrena, sulla
spiritualità e sulla santità di uno dei maggiori rappresentanti della Chiesa
del nostro tempo.
Approfondire
le radici del vigore spirituale di San Pio corrisponde esattamente a una
conoscenza non facile del suo pensiero e delle sue opere, terrene e non solo.
Farei un esempio. La miriade di scritti del Frate di Pietrelcina si apre con i
componimenti giovanili che sono, senza alcun dubbio, la testimonianza più
efficace e più convincente della sua essenza autentica. Soffermarsi a
riflettere sui componimenti che il giovanissimo Francesco Forgione scriveva da
scolaro e da studente significa avere la dimostrazione che quella mano e quel
cervello hanno avuto un sostegno ben diverso dalla normale capacità di
apprendimento, comune a tanti ragazzi in età giovanissima. In quei temi c’è un
percorso morale che proseguirà negli anni e nei decenni successivi, con la fede
per il Cristo Risorto, che Padre Pio aveva con sé nella sua stessa natura.
C’è
piuttosto un tema da affrontare, quello del suo essere cristiano. Un
integralista, come vorrebbero alcuni, o un cristiano per intero? Un cristiano
autentico, prima ancora di essere sacerdote e uomo di chiesa. Quando scrive in
una delle sue lettere che “ogni cristiano deve essere un secondo Cristo”, Padre
Pio lancia una sfida enorme: come può ogni credente essere un secondo Cristo
nella vita, nelle opere, nel quotidiano? Ecco uno degli argomenti che fanno
davvero tremare le vene e i polsi.
Sicchè il rispetto per tutto quanto è appartenuto
alla vita del santo è sì una testimonianza, ma al tempo stesso un rischio che
si possano ribaltare i termini della santità e far prevalere, per quanto
involontariamente, le forme materiali sulla sua vita interiore che non
conosceremo mai a fondo, perché non abbiamo gli strumenti per farlo.
Stefano
Campanella, direttore di Teleradio Padre Pio, persona di grande sensibilità e
di notevole spessore culturale, sostiene che il mondo materiale dà visibilità a
quel mondo che ci sovrasta e di cui Padre Pio è una delle colonne portanti. Indubbiamente
la riflessione non è fuori luogo, per quanto l’etica e lo spirito di Padre Pio
non hanno bisogno di qualcosa che faccia da supporto per poter conoscere e
approfondire la sua personalità e il senso della lotta al male. Si, perché il
Figlio di Pietrelcina ha dimostrato anzitutto l’esistenza del male, la forza
delle idee negative e del mondo di satana e ha messo in guardia l’umanità dal rischio
di un crollo inesorabile, al quale purtroppo stiamo assistendo impotenti.