Ci sono dei
segnali che parlano di alcune aree del Sud non più periferia della scienza.
Aree che sembravano destinate alla totale marginalità e impossibilitate, almeno
fino a ieri, a risalire la china per colmare quel gap rispetto al centro nord
più pesante di un macigno.
Tra queste
c’era Potenza che sta però velocemente recuperando terreno con il San Carlo
diventato punto di riferimento in diversi campi: anzitutto reumatologia e
pediatria. Ma non solo.
I dati che
si conoscono sono assolutamente incoraggianti, fino a indicare la svolta tanto
attesa, ma non solo per la cura delle patologie infantili, quanto per il
significato che un salto di qualità del genere rappresenta in una regione in
cui non esiste la facoltà di Medicina e Chirurgia.
La pediatria
potentina, in convenzione con il Bambin Gesù di Roma, non lascia adito a dubbi: il risultato è più
che soddisfacente.
I numeri
parlano chiaro. Le consulenze di Pronto soccorso sono passate da 2953 del 2012
alle 3963 del 2014. Memntre le attività ambulatoriali per esterni che nel 2010
erano 1522 sono diventate 8711 nello scorso anno.
Ma c’è
dell’altro. E’ aumentata la mobilità attiva dalle regioni limitrofe, con una
netta inversione di tendenza, mentre hanno raggiunto quota 9000 il numero dei
DH, Day Service e delle visite ambulatoriali.
Il Progetto
Bambin Gesù del San Carlo non appare tuttavia privo di ostacoli, di difficoltà,
di manovre che rischiano di annullare la spinta propulsiva e lo slancio con cui
si era partiti anni addietro. Come accade del resto là dove i risultati si
commentano da soli.
La
constatazione tuttavia più interessante è quella del Garante per l’Infanzia e
l’Adolescenza in Basilicata, il prof. Vincenzo Giuliano, che ha registrato in
una visita alla struttura tutto lo slancio, il piacere autentico dei bambini, e
la soddisfazione dei genitori. Un termometro del clima che si respira nella
pediatria potentina.
C’è da
augurarsi che i passi compiuti in questi anni, a prezzo di un impegno personale
di medici, infermieri, operatori della struttura non siano vanificati.
D’altro
canto, i lucani non debbono estraniarsi da queste forme di collaborazione
esterna con realtà autorevoli dove la scienza determina risultati positivi che si
riflettono sulla regione.
La Basilicata non è più la terra del Cristo si è fermato a Eboli, ma è la terra di Matera 2019 e di quella scienza proiettata verso nuovi traguardi che non vanno né sottovalutati, né confusi con false affermazioni. Anche questo rappresenta un banco di prova della maturità di un popolo.
La Basilicata non è più la terra del Cristo si è fermato a Eboli, ma è la terra di Matera 2019 e di quella scienza proiettata verso nuovi traguardi che non vanno né sottovalutati, né confusi con false affermazioni. Anche questo rappresenta un banco di prova della maturità di un popolo.
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